APPROCCIO NON CONVENZIONALE AI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Febbraio 2, 20240
APPROCCIO-NON-CONVENZIONALE-AI-DISTURBI-DEL-COMPORTAMENTO-ALIMENTARE-1.jpg

Summary report POST PRESS

APPROCCIO NON CONVENZIONALE
AI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) , pubblicata dall’Associazione degli Psichiatri Americani (APA), vengono descritti i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. Oltre alle conosciute Anoressia e Bulimia Nervose, sono presenti altri disturbi alimentari, provenienti dalle classificazioni dedicate all’infanzia, quali PicaDisturbo da ruminazione e Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo. Anche il Disturbo da Binge Eating entra a far parte dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nell’infanzia

Tra questi, il primo ad essere descritto nel DSM-5 è la P.I.C.A. , la cui caratteristica fondamentale consiste nella “persistente ingestione di una o più sostanze senza contenuto alimentare non commestibili” (ad esempio, stoffa, metallo o ghiaccio) per un periodo uguale o superiore a 1 mese. La Pica esordisce comunemente in età infantile e più raramente negli adulti. I bambini colpiti presentano uno sviluppo pressoché normale mentre in età adulta risulta maggiormente associata a disabilità intellettiva o altri disturbi mentali.

Successivamente, il DSM-5 descrive il Disturbo da ruminazione, caratterizzato da ripetuto rigurgito di cibo (successivamente rimasticato, ringoiato o sputato) per un periodo uguale o superiore a 1 mese e non attribuibile a un problema gastrointestinale o a un’altra condizione medica.

Proviene dalle classificazioni dedicate all’infanzia anche il Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, che si manifesta attraverso la “persistente incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e/o energetiche”. Gli individui si alimentano ad esempio con un numero limitato di cibi “preferiti”, quali pasta, dolci e patatine. Il DSM-5 precisa che tale comportamento alimentare non deve risultare associato a mancata disponibilità di cibo o a pratiche culturali (ad esempio, digiuno religioso).

Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: l’anoressia nervosa

Il quarto Disturbo della nutrizione e dell’alimentazione descritto è l’Anoressia Nervosa, presente anche nella precedente edizione del DSM. Vengono confermati i criteri diagnostici riguardanti la restrizione nell’assunzione di calorie ed il peso corporeo significativamente basso; l’intensa paura di ingrassare; l’alterazione della rappresentazione mentale del proprio corpo, la quale porta ad una costante sensazione di essere sovrappeso. A differenza della precedente edizione del DSM, l’amenorrea (assenza di mestruazioni) non rappresenta più una caratteristica fondamentale per porre diagnosi di Anoressia nervosa.

Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: la bulimia nervosa

Altro conosciuto Disturbo della nutrizione e dell’alimentazione è la Bulimia Nervosa, caratterizzata da abbuffate e inappropriate condotte compensatorie, almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi. Il DSM-5 definisce un episodio di abbuffata come l’ingestione di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili, caratterizzato dalla sensazione di perdere il controllo durante l’abbuffata. Le “inappropriate condotte compensatorie”, utilizzate per prevenire l’aumento di peso a seguito di un episodio di abbuffata, consistono ad esempio nel vomito autoindotto; abuso di farmaci (quali lassativi e diuretici); digiuno o attività fisica eccessiva. Criterio diagnostico comune all’Anoressia nervosa, l’eccessiva influenza del peso e della forma corporei sui livelli di autostima dell’individuo.

Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: il Binge Eating Disorder

Entrato a far parte dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione solo nel DSM-5, il Disturbo da Binge Eating è caratterizzato da abbuffate almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi, senza inappropriate condotte di compensazione. Un’altra differenza con la Bulimia nervosa è rappresentata dal minore interesse mostrato nei confronti del peso e della forma del corpo.

Altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione

Nel DSM-5 sono presenti altresì Disturbi della Nutrizione o dell’Alimentazione con altra specificazione, caratterizzati dal non soddisfare pienamente i criteri diagnostici dei disturbi precedentemente descritti. Tra questi:

  • ANORESSIA NERVOSA ATIPICA (L’individuo presenta un peso corporeo uguale o superiore alla norma);

  • BULIMIA NERVOSA E DISTURBO DA BINGE-EATING A BASSA FREQUENZA E/O DI DURATA LIMITATA (inferiore a 1 volta alla settimana e/o a 3 mesi);

  • DISTURBO DA CONDOTTA DI ELIMINAZIONE (caratterizzato da ricorrenti e inappropriate condotte di eliminazione in assenza di abbuffate);

  • SINDROME DA ALIMENTAZIONE NOTTURNA (eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale oppure durante la notte).

IL DSM-5 CONTIENE ANCHE I DISTURBI DELLA NUTRIZIONE O DELL’ALIMENTAZIONE SENZA SPECIFICAZIONE

Anch’essi sono caratterizzati dal non soddisfare pienamente i criteri diagnostici dei disturbi precedentemente descritti. In questo caso, tuttavia, il clinico decide di non specificarne la ragione, come a causa di insufficienti informazioni per effettuare una diagnosi più specifica.

La breve descrizione sinottica dei disturbi alimentari indicati nel nuovo Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Alimentari (D.S.M. 5) non deve far pensare che questo articolo sia un’analisi specifica degli aspetti clinico-tecnici di tali problematiche, è invece un approccio non convenzionale a tale problematiche senza ridurne però l’efficacia terapeutica che esso si prefigge.

A monte dell’anamnesi nutrizionale vi è ovviamente tutta la sequela di indagini psicologiche e psichiatriche che queste patologie necessitano, attraverso l’uso di metodologie specifiche che si esplicano nella somministrazione di test appropriati, come anche l’accurata sezione clinico-strumentale che va ad associarsi e la cui analisi serve a far chiarezza sui termini specifici del problema.

Già dall’anamnesi nutrizionale si evidenzia la differenza di una gestione particolare: dal freddo enunciare dei consumi, registrati attraverso una lista di alimenti con procedure di preparazione alimentari, si passa ad un confronto ragionato su le varie fasi della giornata ripercorrendo gli eventi che producono questo o quel tipo di consumo (o non consumo) che si è consolidato nel tempo.

La specificità sta nel produrre una coscienza e una consapevolezza che non per forza passa dall’evidenza dell’errore o ancor più della colpa; si porta all’attenzione del paziente il percorso di scelta e lo si eviscera in tutta la sua interezza:

  1. Sensazione organolettica
  2. Tipo di soddisfazione
  3. Visione diretta dell’alimento nella sfera personale
  4. Scelta delle dosi e (quando lo necessita) tipo di preparazione
  5. Possibilità di sostituzione dell’alimento a parità di soddisfazione

L’acquisizione di questi dati permette tecnicamente di fornire gli strumenti ideali per “dialogare di cibo” con chi presenta il problema senza stravolgere una stabilità raggiunta a volte faticosamente. Il prontuario dietologico che si propone è di semplice lettura e facile attuazione, con molte variazioni che servono per “ cucire “ nel modo più personale possibile quelle abitudini comportamentali che si vogliono migliorare.

Non implicano una rinuncia completa o una “disfatta” del proprio comportamento, bensì si parte da ciò che è più facile cambiare subito e si prefigge un percorso di analisi diretta su quello che di volta in volta è possibile acquisire come “sperimentabile” nel proprio piano alimentare.

Il metro di giudizio è neutro senza, come si diceva, produrre colpe o sottolineature che facciano presupporlo: questo aiuta nelle scelte alternative e nel impostare un piano alimentare di condivisione completa.

Un altro aspetto che sottolinea come sia fondamentale percorrere strade alternative nel proporsi con questa tipologia di pazienti è data dalla possibilità “sempre” di calibrare la scelta degli interventi dietologici “ad Personam”: è fondamentale, sebbene restando su un piano di metodica protocollata e scientificamente corretta – che permetta l’analisi dei dati raccolti, liberare questo approccio dalla rigidità e dalla freddezza di pura analisi clinico-tecnica, regalandogli una umanizzazione e un respiro di accoglienza e partecipazione calorosa da parte degli operatori.

In un percorso così strutturato si possono avere risultati sorprendenti in termini di successi e anche se talvolta sono parziali e non stabili, questo tipo di approcciarsi al problema è sempre in grado di migliorarsi nel tempo con l’aiuto delle competenze coinvolte che hanno come obiettivo fondamentale da raggiungere l’aiuto concreto verso la persona.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2015). DSM-5. Raffaello Cortina Editore: Milano.

Dr. Savella Stefano

Specializzato in Nutrizione e Malattie Metaboliche




Leave a Reply

Your email address will not be published.


Inizia la chat
Possiamo aiutarti?
Ciao!
Possiamo aiutarti?