Secondo il tuo punto di vista, cosa serve per iniziare un percorso di dimagrimento? Basta fare una dieta?

Marzo 16, 20240
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Per iniziare un percorso di dimagrimento o un trattamento di dimagrimento con buoni risultati sono necessari due fattori fondamentali: uno è sicuramente la

Motivazione

Il termine “motivazione” deriva dal latino “motus” ovvero muoversi verso, andare incontro a. La motivazione, dunque, è ciò che muove qualsiasi persona verso qualcosa, chiaramente qualcosa di importante. Non ci sono persone non motivate: la motivazione è dentro ognuno di noi, è una compagna costante nella nostra vita. Senza motivazione non andremmo mai da nessuna parte e senza la giusta motivazione probabilmente non inizieremmo mai nulla di importante e significativo per noi, non prenderemmo mai una decisione, non attueremmo mai un cambiamento che invece sarebbe necessario. Questo perché le persone hanno bisogno di avere una ragione, un motivo per fare qualcosa, per decidere di passare all’azione, per muoversi dal punto in cui si trovano. E’ qui che entra in scena l’altro fattore fondamentale che è la

Determinazione

La determinazione è quella forza interiore che, una volta definito un obiettivo, ti consente di perseguirlo finché non lo raggiungi. La determinazione è un ingrediente necessario per apprendere, sviluppare capacità e migliorarsi continuamente. In poche parole è quello che ci porta a passare all’azione, a concretizzare e a mettere in pratica quello che abbiamo definito a livello mentale. Molto spesso ci capita che abbiamo le idee chiare su quello che sia giusto per noi fare, ma se manca la determinazione il processo si blocca.

Secondo te perchè si sceglie di dimagrire e quali sono le criticità?

Dimagrire e quindi sottoporsi ad una restrizione della quantità e della qualità del cibo ingerito, è un’esperienza a cui negli anni spesso ripetutamente si sottopone una fetta sempre più consistente di persone, con l’obiettivo di:

migliorare il proprio aspetto fisico,

– migliorare il proprio stato di salute,

– entrambe le cose.

Ma anche se si riesce a perdere una buona parte dei chili in eccesso, i numeri ci dicono che l’obiettivo più complicato è quello di mantenere nel tempo il peso raggiunto poiché, nel corso di un periodo più o meno lungo, risulta sempre più difficile contrastare la tendenza a riprendere il peso perduto. La motivazione, nel post trattamento per la perdita di peso, deve necessariamente aumentare anche perché probabilmente l’obiettivo più difficile non è quello di perdere i chili in eccesso, ma invece è quello del mantenimento del nuovo stato psicofisico.

Invece purtroppo questo non avviene spesso in quanto nei soggetti dopo la chiusura del trattamento si verifica una fase di rilassatezza con una graduale perdita di vista degli obiettivi prefissati in fase iniziale.

La mancanza del successo nel mantenimento del peso perso è per molti individui identificabile in due cause. Una è di natura comportamentale, come ad esempio la difficoltà ad adottare uno nuovo stile di vita sano, l’altra invece è cognitivo-emotiva, dove quindi il ruolo delle emozioni diventa fondamentale. In tal caso sarebbe molto utile far ricorso ad un serio servizio di supporto psicologico mirato al benessere emotivo della persona. Vari studi hanno dimostrato in maniera chiara l’efficacia del supporto psicologico associato ad un percorso di dimagrimento. In particolare, una ricerca su Obesità e Sostegno psicologico, in un centro di ricerche americano ha dimostrato l’efficacia dell’aiuto psicologico per i soggetti obesi inseriti in un percorso di cura dimagrante associato all’attività fisica. L’esercizio fisico rappresenta insieme ad un regime dietetico adeguato un’arma efficace se si intende dimagrire.

Il motivo principale che mi ha portato a collaborare con te Loredana, e quindi con il Centro Arcidiacono e nello specifico con il percorso Mediga, è legato al fatto che nel programma Mediga il paziente che intende iniziare un programma di dimagrimento ha la possibilità di una presa in carico a 360 gradi. E quindi sia dal punto di vista della dieta, ma anche dal punto di vista psicologico e fisico. Il mio approccio psicoterapico di riferimento è bioenergetico, nella bioenergetica la mente e il corpo hanno un rapporto di reciprocità e di circolarità.

La mente incide sul corpo e il corpo incide sulla mente.

Molte problematiche psichiche nascono da una mancanza di comunicazione tra i 2 sistemi mente e corpo, chiaramente questo succede anche quando la persona tende ad ingrassare e ad accumulare chili in eccesso. Nella mia esperienza lavorativa e professionale privata ho potuto verificare nel corso degli anni che sempre più spesso è necessario inviare i pazienti ad altri professionisti con competenze diverse che ci possono aiutare a trattare il caso in maniera più efficace. Io ad esempio ho una lista di professionisti di riferimento che conosco personalmente a cui invio, quando serve, i pazienti che seguo, ad esempio uno psichiatra, un neurologo, o altri professionisti che hanno una specializzazione specifica. In altri casi si può anche inviare ai servizi pubblici, come al centro di salute mentale o al SERD, servizio per le dipendenze. Chiaramente tra questi professionisti ci deve essere un’interazione e una comunicazione che risulta fondamentale per il paziente.

La maggior parte delle persone che intraprendono un percorso di perdita di peso sono insoddisfatte del proprio corpo e del proprio peso, si lamentano di non essere in grado di controllare la propria alimentazione e di mangiare eccessivamente non sempre perché affamate ma, spesso, perché si sentono “preda” di emozioni, che le fanno stare male e che non riescono a gestire e a controllare, che le spingono a mangiare, poiché solo il cibo ha la capacità di placare o attutire tali emozioni negative.

Migliorare la gestione delle emozioni è quindi un fattore necessario, per affrontare questa tematica è consigliabile che il paziente si rivolga ad un professionista quindi ad uno psicoterapeuta, possibilmente un professionista che si occupa di dipendenze patologiche e nello specifico di disturbi dell’alimentazione.

Per quanto riguarda le emozioni, le principali che si attivano con una intensità importante prima, durante e dopo il percorso di dimagrimento sono: ansia, tristezza, nervosismo, rabbia, insoddisfazione e noia.

Quello che voglio dire è che l’alimentazione viene spesso usata per regolare gli stati emotivi. Questo ci deve portare a riflettere sull’importanza e la necessità di occuparci dell’aspetto psicologico ed emotivo. È utile sapere che quando mangiamo lo facciamo per due ragioni: la prima è la fame, la seconda l’appetito. Fame e appetito non sono la stessa cosa.

La fame è il bisogno di cibo; è quel meccanismo istintivo che ci assicura di ottenere il “carburante” che serve per far funzionare bene il nostro corpo. L’appetito, invece, è il desiderio di cibo; è quindi una reazione emotiva, psicologica (“ sembra appetitoso”, “com’è invitante”ecc…).

L’ambiente psicologico è in grado di influenzare la nostra fame e il nostro appetito, così essere in ansia, sentirsi stressati, essere depressi spesso ci porta o a mangiare più del solito, quindi ad avere un aumento dell’appetito, o ad alimentarci meno del solito, cioè ad avere una diminuzione dell’appetito.

La fame dettata non da un’effettiva necessità fisiologica ma da un preciso stato emotivo viene chiamata fame emotiva (o fame nervosa).

In pratica si viene a creare un circolo vizioso tra una condizione iniziale di disagio e il cibo; essere a disagio infatti ci spinge a mangiare, l’introduzione di cibo nel nostro corpo è in grado di provocare una condizione di benessere e quindi una riduzione dell’intensità del disagio vissuto.

Secondo il tuo punto di vista, cosa serve per iniziare un percorso di dimagrimento Basta fare una dieta (2)

Disagio => Fame => Cibo => Riduzione del disagio

Questa reazione primaria di sollievo viene seguita però da una reazione secondarie, derivante dalla valutazione che facciamo dell’episodio alimentare (“non sono riuscito a controllarmi, come al solito”; “faccio schifo” ecc…), ovvero: sensi di colpa, rabbia, tristezza, disgusto verso se stessi.

Per cui se la fame emotiva sul momento è in grado di ridurre il nostro disagio iniziale, successivamente contribuisce ad aumentarlo ed amplificarlo.

La psicoterapia permette di comprendere perché si mangia eccessivamente e di apprendere modalità più funzionali per gestire le emozioni negative.

Abbinare quindi ad una corretta rieducazione alimentare anche l’educazione emotiva è di fondamentale importanza per poter ottenere risultati ottimali e per poterli mantenere nel tempo; proprio la stabilità nel lungo tempo dei risultati rappresenta il punto di forza dell’integrazione tra l’approccio medico e quello psicologico. Non dobbiamo dimenticare che il nostro comportamento alimentare può essere un sintomo di un disagio che ha origini più profonde e che ci chiede di essere ascoltato e affrontato.

Quindi cosa bisogna fare per il mantenimento dei risultati acquisiti?

Nella fase di mantenimento dunque, il soggetto dovrebbe seguire uno stile alimentare e un programma di attività fisica sostenibili nel lungo termine. Un programma di attività fisica strutturato è un fondamentale strumento utile nella gestione del peso nelle fasi di perdita e di mantenimento.

Di conseguenza sembrerebbe sempre più auspicabile far interagire psicologo e nutrizionista per fare in modo che i pazienti riescano a raggiungere risultati apprezzabili con la dieta e il movimento fisico abbinato, ma sembrerebbe ancora più auspicabile che un adeguato sostegno psicologico segua costantemente la persona anche per far mantenere tali risultati, e quindi dopo la chiusura del trattamento.

In realtà il trattamento non si dovrebbe mai concludere in maniera drastica, ma servirebbe strutturare un follow-up da abbinare ad un’attività fisica.

Il termine inglese “follow up” è traducibile in italiano come controllo, monitoraggio, verifica. In ambito medico descrive il percorso verso la guarigione di un paziente che ha affrontato un trattamento. Quindi necessita di controlli periodici da strutturare con tempi e modalità che dipendono dalla situazione del paziente. E’ una fase post trattamento che ha come fine quello di verificare e monitorare gli obiettivi raggiunti dal paziente, ma poi il fine che per certi versi è più importante è quello di prevenire eventuali ricadute.

L’alto tasso di ricaduta che si verifica dopo un trattamento è probabilmente dovuto:

– in parte al fatto che i cambiamenti avvengono mentre il paziente è in un ambiente protetto

– e in secondo luogo a causa della conclusione del percorso che porta il paziente ad affrontare “da solo” la fase successiva del trattamento.

Come scrisse il poeta e filosofo libanese Khalil Gibran:

Nacqui una seconda volta, quando la mia anima e il mio corpo si innamorarono e si sposarono”.

In che modo la perdita di peso agisce sulla fame e sul senso di sazietà?

La perdita di peso indotta da una restrizione dietetica, ha un impatto sull’appetito alterando alcuni fattori neurali periferici che comunicano al cervello uno stato di deprivazione nutritiva. In poche parole, questi cambiamenti causerebbero un incremento della fame ed in particolare un “craving”, una bramosia di cibi ad alto contenuto calorico e a basso livello di sazietà.

Questo spiega anche come mai, successivamente ad una ristretta nutrizione (o dieta rigida), le persone hanno spesso la tendenza a riassumere quegli alimenti “proibiti” in modo ancora più incontrollato. Ciò contribuirebbe a riacquisire velocemente il peso perso.

Perché è difficile mantenere il peso?

La maggior parte dei trattamenti per la perdita di peso crea uno stress nelle persone. Infatti, seguire delle regole rigide su cosa mangiare o evitare, ed un piano di attività fisica poco sostenibile nel tempo, costituiscono motivo di abbandono del trattamento.

La psicologia inoltre gioca un ruolo fondamentale, non solo in quei soggetti che trovano difficoltà nel mantenere il peso perché affetti da problematiche alimentari ben specifiche (come il disturbo da alimentazione incontrollata). Anche chi continua a seguire strategie disfunzionali può trarne giovamento.

Probabilmente si verifica anche una risposta fisiologica dell’organismo. In risposta al peso perso infatti, la deprivazione di energia e nutrienti incrementerebbe la fame e diminuirebbe il dispendio energetico, con il risultato di desiderare un maggiore apporto calorico. Tali risposte fisiologiche in individui che vivono in un ambiente obesiogeno, possono contribuire a ristabilire il bilancio energetico positivo ed un aumento ponderale. Tale condizione può portare a tornare al peso prima della perdita

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Cosa dovrebbe prevedere un piano funzionale di mantenimento del peso?

Un programma ottimale per un corretto mantenimento a lungo termine del peso, dovrebbe seguire una fase iniziale di perdita di peso, caratterizzata sia da interventi sullo stile alimentare che interventi per il cambiamento dello stile di vita.

Nella fase di mantenimento dunque, il soggetto dovrebbe seguire uno stile alimentare e un programma di attività fisica sostenibili nel lungo termine. Un programma di attività fisica strutturato, è un fondamentale strumento utile nella gestione del peso nelle fasi di perdita e di mantenimento.

La perdita di peso dovuta ad una restrizione dietetica (diete) e/o ad un eccessivo svolgimento di attività fisica, essendo attività effettivamente poco sostenibili per un lungo periodo, è destinata a fallire. Ciò permetterebbe già nel corso del primo anno una riacquisizione del 40% del peso perso. Inoltre, l’esclusione totale degli alimenti porterebbe ad una iperfocalizzazione sugli stessi, che verrebbero quindi reintrodotti in maniera disfunzionale.

Proprio nella fase di mantenimento, la psicologia e le tecniche cognitivo-comportamentali strutturate, si sono dimostrate efficaci nel massimizzare i benefici sul benessere psico-fisico e sullo stile di vita.

Il supporto psicologico come aiuto a dimagrire

Lo psicologo può essere un valido aiuto per tutte le persone che iniziano una dieta e per le quali la possibilità di mantenere stabilmente un peso adeguato è un fattore fondamentale di benessere. Il supporto dello psicologo può essere la soluzione per gestire la mente e in particolare i fattori motivazionali, psicologici e comportamentali che compromettono l’obiettivo di dimagrimento e il mantenimento nel tempo di un sano stile di vita. Le competenze dello psicologo possono, infatti, aiutare la persona a modificare l’approccio mentale fallimentare nell’approcciarsi al cibo e all’alimentazione. L’aiuto psicologico può stimolare la persona a trovare valide motivazioni interne per iniziare una dieta in caso di sovrappeso; sostenere la motivazione a continuare nel tempo un regime alimentare sano; aiutare a sviluppare un atteggiamento mentale utile a gestire a 360° il panorama alimentare. Il sostegno psicologico alla dieta proposto è tagliato su misura delle specifiche necessità della persona, ha una durata limitata nel tempo e una frequenza concordata che può variare da una volta alla settimana a una volta al mese. L’approccio prevede oltre agli incontri in studio, attività a casa utili ai fini degli obiettivi di supporto terapeutico concordati.

Solitamente il lavoro di supporto alimentare è finalizzato a:

modificare l’atteggiamento mentale sabotante

– intervenire a sostegno e sviluppo della motivazione personale

– lavorare sugli aspetti emotivi implicati nell’alimentazione (stress, ansia, depressione, rabbia) nei casi di alimentazione emotiva

– aumentare l’autostima, l’autoefficacia e la resilienza

– accrescere la consapevolezza alimentare

– imparare strategie di gestione dei momenti di fame e tentazioni alimentari

imparare a mangiare consapevolmente, attraverso interventi di Mindfulness specifici per gli aspetti alimentari, assaporando il cibo e ritornando in contatto con il corpo e i segnali di sazietà

Dott . monteloene

Articolo scritto da:

Dott. Giuseppe Monteleone

Psicologo – Psicoterapeuta
Resp. Centro Persefone – Servizio Specialistico “Doppia Diagnosi“

Tel. 06 20763754 – info@percorsomediga.it

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PERCORSO DIMAGRIMENTO MEDIGA




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